Neil Druckmann sui sequel di "The Last of Us": mai pianificato

Autore: Savannah Feb 23,2025

Al vertice dei dadi di Las Vegas, Neil Druckmann di Naughty Dog e Cory Barlog di Sony Santa Monica hanno discusso del tema pervasivo del dubbio nello sviluppo del gioco. La loro conversazione di un'ora ha coperto il dubbio per sé, identificando idee di successo e avvicinandosi allo sviluppo del personaggio in più giochi.

L'approccio di Druckmann ai sequel ha sorpreso il pubblico. Ha rivelato di non pianificare sequel mentre lavorava sul gioco iniziale, affermando che farlo è auto-sabotaggio. Si concentra esclusivamente sull'attuale progetto, vedendo ogni gioco potenzialmente il suo ultimo. Eventuali idee sequel sono incorporate organicamente, piuttosto che essere pre-pianificate. Usa il lavoro passato come trampolino di lancio, identificando elementi irrisolti e potenziali archi di carattere. Se non esiste alcuna direzione avvincente, suggerisce che la narrazione del personaggio potrebbe concludere. Ha citato la serie Uncharted come esempio, sottolineando la natura iterativa dello sviluppo del personaggio e la progressione della storia in ogni puntata.

Barlog, al contrario, ha descritto un approccio meticolosamente pianificato e interconnesso, confrontando il suo processo con una complessa commissione di cospirazione. Gli piace collegare progetti attuali con idee concepite anni prima, anche decenni prima. Tuttavia, ha riconosciuto lo stress intrinseco e il potenziale per il conflitto che questo metodo presenta, date i team mutevoli e in evoluzione delle prospettive in più progetti. Ha messo in evidenza le sfide del mantenimento di una visione a lungo termine su numerosi cambiamenti del personale e potenziali disaccordi creativi.

Druckmann ha espresso la mancanza della fiducia necessaria per lo stile di pianificazione a lungo termine di Barlog, preferendo concentrarsi su compiti immediati piuttosto che obiettivi lontani.

La conversazione si è spostata sul pedaggio emotivo dello sviluppo del gioco. Druckmann ha condiviso un aneddoto toccante sulla prospettiva di Pedro Pascal sull'arte come "la ragione per svegliarsi al mattino", sottolineando la passione che alimenta il processo creativo nonostante lo stress intrinseco, la negatività e persino le minacce. Ha riconosciuto l'immensa pressione ma ha evidenziato il privilegio di collaborare con individui di talento.

Druckmann ha quindi posto una domanda a Barlog sul punto in cui la spinta creativa diventa "abbastanza", in particolare alla luce del recente pensionamento di un collega.

La risposta di Barlog è stata candida e introspettiva. Ha ammesso che l'unità è insaziabile, una pressione interna incessante che continua anche dopo aver raggiunto un successo significativo. Raggiungere una pietra miliare non porta soddisfazione; Invece, rivela nuovi obiettivi ancora più impegnativi. Lo ha descritto come un "demone di ossessione" che impedisce l'apprezzamento dei risultati.

Druckmann ha fatto eco a questo sentimento ma con un tono più misurato. Ha discusso del suo graduale disimpegno dai compiti quotidiani per creare opportunità per gli altri, mirando infine alla completa rimozione dalle intense esigenze del settore.

Barlog, in un contrappunto umoristico, dichiarò la sua intenzione di ritirarsi.

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